viernes, 3 de octubre de 2008

QUE NO QUEDE EN PICADA / NON SOLO ANTIPASTI

EXTRAÑAS AMIGAS / STRANE AMICHE
by Juan Christmann & Daniela Kodenczyk

Querida Sofi,

Tú no me conoces, para ti soy una extraña. Así también lo era para tu madre y sin embargo hoy siento su falta tanto o más que tu. Escribo para contarte una historia que no creo que sepas. Decidí hacerlo por carta, como lo hacíamos en esa época, dejando de lado la impersonalidad del email.
Mis líneas son de nostalgia, de esa que te alcanza en medio de un día como todos los otros, en una parada de colectivo, o tomando un café en un bar. Que cuándo te atrapa, te aprieta el pecho con fuerza. Son unos cuatro o cinco segundos en que la respiración se dificulta, el aire se hace pesado y el dolor como un espasmo de un recuerdo se convierte en agua que sale por los ojos. La misma agua que estaba presente al conocernos con tu madre.

Dos extrañas en un País que ya no era Venezuela. Por lo menos para mí.
Mi vergüenza no me dejaba levantar la mirada del plato que, irónicamente no era ni más ni menos que un arróz con mango.*
Ella se acercó por curiosidad o por principios, aún no lo se. Mi reacción tampoco correspondió a lo acostumbrado y acepté compartir mi mesa con una completa desconocida.

Viendo mis lágrimas ella pudo sentir dentro mío. Sin conocer mi historia, sino sintiéndola.
Desconocida pero tan conocida a la vez. Será que el sentimiento de desarraigo le fue inculcado desde muy chica y pudo entender lo que era sentirse expulsada de la propia tierra.

Cuando muchos podrían haber tenido ese sentimiento de impotencia, que siente uno frente al televisor al ver realidades ajenas, ella lo convirtió todo en una oportunidad para accionar y transformar. Instantáneamente el vidrio de la pantalla se había desvanecido, ya no era una espectadora más. Yo había vivido en Venezuela desde siempre, era mi lugar en el mundo, mi hogar. Todavía admiro la alegría de mi gente, la simpleza de su naturaleza, la espontaneidad en su estilo de vida. Era feliz en ella.
Yo era Venezuela.

Por esos años la realidad comenzó poco a poco a desdibujarse. La libertad que siempre disfruté empezó a chocarse con ciertos límites. Eran épocas difíciles para respetar principios. ¿Cómo se compatibiliza tanta evolución tecnológica, científica, médica, con tanta involución humana?
Era mi tiempo de emigrar. Si quería seguir libre, debía volar, dejando todo lo construido hasta mis 35 años. Así. De un día para otro. El límite era cada día más corto. El tiempo empezaba a sobrar menos.

Las ansias por ayudar de tu madre eran ingenuas. Tenía la intención, el sueño de poder brindarme pero en el fondo sentía que poco podía hacer para transformar algo tan inmenso.

Una vez ella me explicó que de poco sirve limitarse por la inmensidad del desafío, que es mejor afrontar aunque sea de a un granito de arena a la vez, recién ahí todo va a empezar a transformarse. Asumiendo cada uno pequeños compromisos.

Necesitaba irme, ella hizo algo muy chico que en mi vida significó algo muy grande. Me conectó con la persona indicada en el momento preciso. Pero más allá de eso, me dió una esperanza.
Es verdad, lejos quedaron mi casa, mis libros y mis cuadernos llenos de ideas. Pero hoy tengo nuevos libros, otra casa y los mismos ideales.

Desde ese entonces, casi sin pensarlo busco gente en los bares. Personas con llantos y penas por lavar. Pero los tiempos cambiaron, eso de ser amable ya no se estila.
Será por eso que decidí escribirte a ti, para contarte una verdad que te pueda aliviar la pena.

Me encantaría estar a tu lado, para darte una caricia. Y a mi manera espero haberlo hecho.
Saludos cordiales,

Vane,
una completa extraña.


Basada en hechos reales.

Nota: * En Venezuela, se le llama arroz con mango a un "desorden", a algo que estaba como revuelto o donde la gente se siente perdida, confundida.
Se prepara un pollo desmenuzado al curry con una base de arroz blanco, alrededor se ponen cazuelitas llenas de los siguientes ingredientes para ir revolviendo y probando diferentes mezclas y confundirse en ellas: Pasas de uva, cebolla, maníes, jalea de mango, cebollín, champignones, piña, mango en trocitos, queso y zanahoria.

Strane amiche.
Costa Rica, Agosto 2007.

Cara Sofi,

Tu non mi conosci, per te sono un'estranea. Così anche era per la tua mamma e nondimeno oggi sento tanto la sua mancanza o più di te. Scrivo per raccontarti una storia che sicuramente non sai. Ho deciso di farlo per lettera, come si faceva in quell'epoca, lasciando da parte l'impersonalità della mail.
Le mie linee sono di nostalgia, di quella che ti prende nel mezzo di una giornata qualsiasi, alla fermata del pullman, o bevendo un caffè in un bar, che quando ti succede, ti stringe il petto con forza. Sono quattro o cinque secondi in cui la respirazione fa fatica, l'aria si fa pesante e il dolore come uno spasmo di un ricordo si converte in acqua che esce dagli occhi. La stessa acqua che era presente quando conobbi tua madre.

Due estranee in un paese che già non era il Venezuela. Almeno per me.
La mia vergogna non mi lasciava alzare lo sguardo dal piatto che, ironicamente, non era nient'altro che riso con mango.
Lei si avvicinò per curiosità o per principi, ancora non lo so. La mia reazione neanche corrispondeva all'abitudine e ho accettato di condividere la mia tavola con una sconosciuta.

Guardando le mie lacrime lei ha potuto sentire dentro di me. Senza conoscere la mia storia, ma sentendola.
Sconosciuta ma tanto conosciuta nello stesso momento. Sarà che il sentimento di sradicamento le fu insegnato da piccola e poteva capire come era sentirsi cacciata fuori dalla propria terra.

Quando tanti potevano avere avuto quel sentimento di impotenza, che sente uno di fronte alla tv nel guardare la realtà di altri, lei l'aveva convertito tutto in una oppurtunità per agire e cambiare. Istantaneamente il vetro dello schermo era svanito, non era più una spettatrice. Io avevo vissuto in Venezuela da sempre, era il mio luogo nel mondo, la mia casa. Ancora amo la gioia della mia gente, la semplicità della sua natura, la spontaneità nel suo stile di vita. Era felice così.
Io era Venezuela.

In quegli anni la realtà cominciò poco a poco a perdersi. La libertà che sempre avevo goduto cominciò a schiantarsi con certi limiti. Erano tempi difficili per rispettare ideali. Come si rende compatibile tanta evoluzione tecnologica, scientifica, medica, con tanta involuzione umana?
Era il tempo di emigrare. Si voleva continuare ad essere liberi, dovevo volare, lasciando tutto ciò che avevo costruito fino a miei 35 anni. Così. Da un giorno all'altro. Il limite era ogni giorno più corto. Il tempo cominciava a rimanere meno.

Le ansie di aiutarmi di tua madre erano ingenue. Aveva l'intenzione, il sogno di poter darmi una mano ma in fondo sentiva che poco poteva fare per trasformare una cosa tanto immensa.

Una volta lei mi ha spiegato che poco serve limitarsi per l'immensità della sfida, che è meglio affrontare comunque un grano di sabbia per volta, perchè tutto cominciava a trasformarsi. Scendendo ognuno a piccoli compromessi.

Avevo bisogno di andarmene, lei ha fatto una cosa molto piccola che nella mia vita è stata una cosa molto grande. Mi collegò con la persona giusta nel momento giusto. Ma ancora di più, mi ha dato una speranza.
E' vero, lontana è rimasta la mia casa, i miei libri e i miei taccuini pieni di idee. Ma oggi ho nuovi libri, un'altra casa e gli stessi ideali.

Da quel tempo, quasi senza pensarlo cerco gente nei bar. Persone con pianto e angioscia da lavare. Ma i tempi sono cambiati, non si usa essere amabili.
Sarà per quello che ho deciso di scrivire a te, per raccontarti una verità che ti possa alleviare un'angoscia.

Mi piacerebbe stare al tuo fianco, per darti una carezza. E a mio modo spero di averlo fatto.
Cordiali saluti.

Vane,
una completa strana

Basata su fatti reali.

Nota: " In Venezuela, si chiama riso con mango un "disordine", qualcosa che sta come sottosopra o dove la gente si sente persa, confusa.
Si prepara un pollo sminuzzato al curry con una base di riso bianco, a fianco si mettono delle conche ripiene dei seguenti ingredenti per poi mescolare e assaggiare diversi mix e confondersi con loro: uva passita, cipolla, arachidi, dolce di mango, cipolline, champignon, ananas, mango a pezzi, formaggio e carote.

Blog: http://quelacosanoquedeenpicada.blogspot.com
Ilustración / Disegno: Elisa Sassi

No hay comentarios: